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della crusca xi

di età, Filippo del Migliore; il quale fu poi anch’egli due volte consolo dell’Accademia Fiorentina, e deputato dal Duca Cosimo a riordinare l’Ateneo Pisano. Onde a testimonianza di perfetta amicizia dedicò il Gelli a esso Del Migliore il suo volgarizzamento di Ecuba di Euripide, fatto in versi sciolti sulla versione latina di Erasmo. A proposito però di questo volgarizzamento correggerò un errore, nel quale è caduto il Salvini, credendolo «una delle prime fatiche letterarie» di Giovan Batista Gelli. Giacchè il medesimo Gelli, nel dedicare a Filippo Del Migliore il 1° di gennaio del 1558 un altro suo libro, cioè la quarta delle presenti Lettere, dice espressamente di non avergli sino a quel tempo ancora offerto alcuno de’ suoi lavori. La dedicatoria dell’Ecuba non può esser dunque se non posteriore al 1558, vale a dire a un tempo nel quale non solo il Gelli non era più alle sue «prime» fatiche letterarie, ma si andava appressando alle ultime.

Già fino dal 1541 tanta era la fama che il Gelli si era procacciata nelle lettere, che essendosi allora fondata l’Accademia Fiorentina, fu egli tra i primi suoi socii; e fu il primo a farvi una pubblica lezione, spiegando il passo del Paradiso Dantesco (XXVI, 124) che discorre della lingua primitiva del genere umano, o delle successive sue trasformazioni. La qual lezione, fatta da lui poco meno che all’improvviso in vece di Bartolommeo Panciatichi che n’era stato non so per qual cagione impedito, tanto piacque, e tanto favore incontrò, che Anton Francesco Doni, volendo pubblicare le migliori che nell’Accademia eransi udite intorno a Dante, la pose nel libro primo della sua raccolta, insime a quelle di Francesco Verini, di Giovanni Strozzi, di Pier Francesco Giambullari, di Giovan Batista da Cerreto e di Mario Tanci. E nel nome e nello amore di Dante cominciò tra il Giambullari e il Gelli, elettissimi ingegni l’uno a l’altro, quella