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e le ombre così fatte non son cose solide o palpabili, noi pigliamo ancor per ombra, metaforicamente e per similitudine, ogni cosa che apparisca al vedere, e non sia similmente palbabile e solida; e particularmente gli spiriti e le anime sciole e libere da’ corpi, non si potendo, quando elle appariscono altrui, toccare, essendo elleno simili a una nebbia e a un nugolo. Laonde fu detto da esso nostro Poeta nel secondo capitol del Purgatorio, quando ei riscontrò Casella, stato già suo grandissimo amico in vita (a imitazione di Virgilio, il qual disse ancora egli nel fine del secondo:

Ter conatus ibi collo dare brachia circum
Ter frustra comprensa manus effugit imago)

O ombre vane, fuor che nello aspetto!
Tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
E tante mi tornai con esse al petto;

e da M. Francesco Petrarca, nel Trionfo dell'Amore:

Un'ombra, alquanto men che l'altre trista,
Mi si fe' incontro, e mi chiamò per nome,
Dicendo: questo per amar s'acquista.

Avendo adunque Dante, per non aver conosciuto distintissimamente Virgilio, usato in raccomandandosegli le parole scritte nel testo, e volendo Virgilio nel rispondergli sadisfare la prima cosa a la sua dubitazione, gli dice, per non essere propiamente Virgilio, ma la sua anima: non uomo, cioè sono, per la figura ellissi, ma uomo fui; e questo fu quel tanto che io stetti in vita insieme col corpo, dimostrando, come è il vero, che nè l’anima nè il corpo è per sè stesso l’uomo, ma quel terzo e quel composto il quale resulta dell’una e dell’altro uniti insieme. Laonde fu detto dal Filosofo nel primo Dell’anima, che chi dicesse: l’anima mia odia o ella ama, farebbe quel medesimo errore, che chi dicesse: ella fila o tesse; conciosia cosa ch’ei non sia nè l’anima, nè il corpo solo, quello che opera, ma amendue queste parti congiunte e unite insieme; e questo tal composto è quel che si chiama uomo, detto così da l’umanità della sua natura, per rispetto della quale egli è animale sociabile, e vive in compagnia delli altri, e non soli-