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Volendo adunque il nostro dimostrare la confusione nella quale egli si accorse, mediante il discorso della ragione, ritrovarsi nel mezzo della sua vita, dove per le molte e diverse opinioni delle scienze umane egli aveva smarrita la verità, e quanto più ei cercava e si sforzava di ritrovarla con le forze sue stesse, tanto maggiormente si smarriva, usò questa finzione d’essersi ritrovato in una selva tanto oscura, ch’egli aveva smarrita al tutto la strada ad uscirne. Della quale invenzione o esempio non credo io che fusse possibile, per esprimere e manifestare tal concetto, a ingegno alcuno umano trovar nè la più propia nè la più a proposito; non tanto per non essere altro le selve, che luoghi disabitati ed intrigati, dove non si scorgendo spessissime volte strada alcuna che buona sia, l’uomo facilmente si smarrisce, quanto per essere luoghi e abitazioni d’animali e di fiere, le quali non conoscono ancora ellino, come avvenne allora a lui, il fine loro. E se bene elle camminano ciascuna a quelle, lo fanno indiritto da una intelligenza non errante, e da uno istinto della lor natura propia, in quel modo che va ancora al bersaglio, se bene ella non lo conosce, una saetta tratta e indiritta da l’arte dell’arciere. E volendo dipoi, per non bastar, come si è detto, a chi vuole esser buon poeta solo trovare la invenzione, esprimerla e descriverla, egli usa questo color rettorico di voler con un certo travaglio e con un certo spavento, il quale ci mostra che gli desse a l’animo il ricordarsi quale ella fusse, imprimere e scolpire con maggior forza nella immaginativa di chiunche leggesse questo suo poema l’oscuritò e la salvatichezza di quella. Onde incominciò da questa parola Ah, chiamata vulgarmente esclamazione; la quale è usata da noi, come dice il Landino in questo luogo, qualunche volta noi vogliamo esprimete, con alquanto di maraviglia, qualche giusta indegnazione contro a una cosa la qual ci paia sommamente degna di biasimo; come volse fare ancor similmente esso nostro Poeta, quando disse, parlando del donativo che fece Costantino a la Chiesa:

Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,
Non la tua conversion, ma quella dote,
Che da te prese il primo ricco patre!