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ALCESTE D'EURIPIDE
Versione postuma di Vittorio Alfieri T. l. pag. 155. Edizione che porta la data di Londra 1804.
ATTO TERZO
SCENA SESTA
feréo, adméto, coro.
Feréo.
A travagliarmi ne'tuoi mali, o. figlio,
Men vengo. Or tu, saggia e valente sposa
(Chi'l niegheria?) perdesti: eppur, quest'anco
Di sopportar ti è forza, abbenchè duro
Insopportabil sia. Ricevi or dunque
Questi ornamenti a seppellirsi eletti:
Vuolsen fregiare il costei corpo: è dessa,
Che pur morì per darti vita, o figlio;
Che me non volle di mia prole orbato
Veder marcire in lúgubre vecchiaja;
Che al sesso tutto immensa laude, in somma,
Recava, osando questa egregia impresa. -
O tu, che a me questo mio pegno hai salvo,
Che noi cadenti rialzasti, ah mite