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lettera sesta 67

Inesprimibil gioja nel vederti
Di me sì pieno, ancorché scevro affatto
D'ogni speme di me! Troppo tu m'ami;
E il tuo feroce giuramento il prova.

No, gli stessi contemporanei d’Euripide non avrebbero perdonato al nostro Alfieri la dura prova, a cui Ercole assoggetta il disperato Adméto. Era valoroso non inumano Ercole, ed aveva un cuore: Onfate può dirlo. Il variar de'tempi e de'costumi di poco modifica, a differenza delle altre passioni, quella dell’amore.

Dopo questi brevi cenni sulla condotta del dramma, molti altri potrei aggiungerne sui caratteri, sulla poesia, sul verso e sulla mesta armonia, che lo governa, ma ciò troppo lungi mi trarrebbe. Io penso, che quel tragico componimento raccoglier debba non i soli suffragi della lettura, ma anzi son d’avviso, che rappresentato convenevolmente, immancabile sarebbe l’effetto sugli spettatori. Se la nostra Fiorilli Pelandi, onore delle scene italiane, che in sì mirabil modo possede l'accento delle passioni, e se altri valenti attori sostenessero le parti di quella tragedia, se