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lettera quinta | 59 |
far loro questo torto? Possibile che il perfezionamento dello spirito e della ragione esser possano a danno delle qualità del cuore? Quale strana apologia dell'ignoranza e dell'errore! Che l'una e l'altro non le escludano io ben volentieri lo credo; ma qual condanna sarebbe mai quella, per cui all'uomo di genio, ornato di cognizioni negar si dovessero que'piaceri e quelle virtù che hanno la loro sede nel cuore? E si è potuto ciò dire e scrivere nella città ricca tanto di eccellenti ingegni? E si è potuto ciò dire in quella città, che onora qual suo concittadino, e quasi qual suo padre l'Ossian italiano, l'immortale Cesarotti? Gli amici che vi fan corona, o mio rispettabile amico, dican essi se tengono in pregio maggiore la vostra mente, od il cuore, e se fu vero trionfo il vostro, allorché, fortunato io di poter seguirvi ne'passati mesi nella capitale dell’Italico Regno, vidi voi accolto qual genio benefico, mentre riceveste gli abbracciamenti de'vostri amici, che per ultimo contavano il titolo di vostri ammiratori. . . . . . . .
Ma dove trascorro mai? Voi, mia amica,