Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
56 | lettera quinta |
cui la mia ragione ed il mio cuore accordavano il loro suffragio alle produzioni d’indegno, nè so che l'antipatia, o la simpatia siasi mai immischiata in giudizj di simile natura, che non appartengono ai sensi, ma alla ragione. Ben desidero che allorquando la fortuna mi procurerà il piacere di conoscere il mio censore, non sia egli per sentire verso di me alcuna antipatia.
Se gli piace l'Alceste d'Alfieri sopra ognuna delle sue tragedie questi è un fatto che non si può contrastare, e ben ne sia per lui: il suo torto sarebbe se volesse persuadere ancor noi a riguardarla come la più bella, nè egli commette questa irragionevolezza, ed è altronde ben padrone di profondere i pregi di sua tipografia a quell'opera che più gli torna a grado.
Ella è cosa ben singolare che al mio censore piaccia insistere sulla supposizione ch'io preferisca l'Alceste a tutte le tragedie d’Alfieri. Nella mia intitolazione, e nell'avvertimento che trovasi in fine dell'edizione dell'Alceste da me eseguita, non vi è neppure una parola, da cui dedur si possa simile conseguen-