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54 | lettera quinta |
opere, amò incominciarla per saggio da questa tragedia ch’egli dichiara la sua prediletta.
Troppo inesperto invero nella storia e ne’ costumi dell’antica Grecia, e privo affatto di elementari cognizioni mi crede il rispettabile critico. Se piaceva ai Greci, e se era conforme ai loro costumi ed alla loro credenza religiosa l’Alceste d’Euripide, non è permesso supporre senza far guerra al buon senso, che allo stesso popolo piaciuta fosse l’Alceste d’Alfieri: tanta è la differenza, con cui fu trattato questo soggetto dai due gran tragici; nè so come avrei potuto rispondere che immenso sarebbe stato l’applauso che avrebbe riscosso l’Alceste d’Alfieri sulle scene d’Atene. Ben direi francamente, che se la Grecia si fosse conservata nazione dall’epoca di Euripide fino ai nostri giorni, e se invece di ricadere nell’avvilimento e nella barbarie, fatti avesse de’ progressi nella civilizzazione, in allora dal popolo di Atene trovata si sarebbe intollerabile la tragedia d’Euripide, e quella d’Alfieri meritata avrebbe una giusta preferenza. Chi può mai dubitarne?