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LETTERA QUINTA



Che il severo critico patavino esser si possa ingannato nelle sue censure sull'Alceste, parmi, che debba avervene convinto la mia non breve lettera di questa mattina. A me diretti sono gli ultimi periodi del di lui articolo. Io non conosco il mio censore, e credere pur debbo ch'egli me non conosca, mentre altrimenti non avrebbe supposto in me delle opinioni che indicano un carattere, e dei principj ben diversi dai miei. Ecco com'egli si esprime.

Chi ne consultasse il Sig. Bettoni, egli risponderebbe che immenso sarebbe stato l'applauso che avrebbe riscosso questa tragedia sulle scene d'Atene; poiché se ne mostra egli così preso, che volendo dare, nel giusto entusiasmo che gli eccita l'Alfieri, una magnifica edizione delle sue