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lettera quarta | 39 |
Le conseguenze, che il critico deduce, se mal non mi appongo, son tutte appoggiate alla prima supposizione che Alfieri abbia voluto far credere di Euripide l’Alceste seconda. Ma se le intenzioni del vero autore sono manifeste e per l’intitolazione che precede le due Tragedie, e pel non mai abbastanza ricordato Schiarimento, pare che esser potesse quasi superfluo l'esame di questo secondo periodo dell’articolo patavino, se non vi fossero innestate alcune proposizioni che sembrano applicabili isolatamente all'esame critico dell’Alceste seconda.
Non si ripeterà, che provata, come lo è, l’intenzione dell’autore di darci una tragedia moderna e sua, non già un’antica, sarebbe stata cosa inopportuna l’eseguire questo disegno, come se l’azione esser dovesse rappresentata in Atene. No, Alfieri non ha mai avuto questo progetto, nè poteva averlo, e per la finzione puramente poetica contenuta nello Schiarimento, trovavasi soltanto obbligato a non oltrepassare alcuni confini, nè poteva impadronirsi del soggetto in modo di poter cangiare assoluta-