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lettera quarta 37

lo Schiarimento, in cui trovasi tutt'altro che il preteso artifizio usato tante volte di dar per produzione di un antico la propria. Ma se lo Schiarimento mai non bastasse, ecco il sigillo dell'evidenza nell'ultimo verso dell'altra volta citato sonetto che precede le due Alcesti:

S'io nell'un de'due Adméti ho me ritratto!

Non è questo un parlar chiaro per far conoscere che una delle due Alcesti era sua? E non solo sua, ma che nell'ultimo degli Adméti egli avea dipinto sè stesso? E questo è ben più ancora che porre il suo nome in fronte alla sua produzione.

Questa prima accusa contro Alfieri mi sembra a dir vero troppo leggiermente intentata, nè può sostener l'esame il più superfiziale.

Ma che che dir possasi di questa finzione, egli è certo però, che la sua tragedia vi si dovea conformare pienamente. Non si tratta già di presentare un azione de'Greci ad Italiana udienza, e de'nostri giorni; trattasi ch' ell' abbia a servire all'udienza di Atene, e ne' tempi del greco tragico. Il soggetto pertanto, l'intreccio,