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lettera terza | 25 |
Guai se l’autore si scorda questo principio! La di lui causa è perduta. Egli può soltanto, e deve ommettere ciò che potrebbe offender troppo i nostri costumi, ma usar vuolsi molto artifizio per non far perdere l'illusione allo spettatore. Farei torto alla vostra penetrazione, signor Guill. . . . . se volessi sviluppare di più le conseguenze che derivano da questi principj, e per cui la vostra teoria o cade senza misericordia, oppur conviene che ad essi si uniformi. Leggete di nuovo l’Alceste d’Alfieri, e troverete che questo gran tragico assoggettava i suoi disegni ai gran principj dell'arte.
L'azione drammatica dell'Alceste d'Alfieri non è così conforme come quella di Euripide a ciò che le tradizioni mitologiche de'Greci avevano detto loro di questa Regina di Tessaglia.
Nessun autor tragico, stimatissimo signor Guill. . . ., si è fatto mai uno scrupolo nel tessere il suo dramma di uniformarsi con esalto rigore alle tradizioni mitologiche. M’impegnerei di citarvi cento cinquanta tragedie almeno, in cui simili tradizioni furono cangiate o mo-