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lettera terza | 19 |
fatto Euripide; e mise l'Alceste ch'egli compose con questa persuasione, sulla stessa linea dell'Alceste di quel poeta giudicato da Aristotile per il più grande de' Tragici. Ma se ad Alfieri parve il suo saggio corrispondere alla celebrità di Euripide, lo credette però inferiore alla riputazione ch'erasi acquistata egli stesso. In conseguenza lo lasciò sotto il nome del poeta greco, astenendosi fino dal pubblicarlo, anco pel timore che gli si chiedesse ragione del preteso testo smarrito.
Dite il vero, signor Guill. . . ., vi sarebbe mai per avventura comparsa una qualche notte l'ombra d’Alfieri, e vi avrebbe ella confidati i più reconditi segreti del suo cuore? Se la cosa è così, non fatene un mistero; noi resteremo muti, muti come pesci. . . . . . . . . . Ma voi niente rispondete. Convien dunque credere, che abbiate voluto far prova se avete alcun talento nell'arte, un po' fuor di moda veramente, d'indovino. Devo però dirvi, che l'esperimento riesce male, e che non avete afferrato il filo magico. A che proposito mai citate i movimenti del cuore, e ne fate la base