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14 | lettera seconda |
go per la fretta, con cui sembrano scritti alle volte i vostri articoli critico-letterarj, io spero che non vi avrete a male se ricorderò alla vostra memoria l’allusione contenuta nel quarto verso del sonetto. Abbiate la bontà di ricorrere al 5. volume del teatro d’Alfieri, della edizione di Didot eseguita sotto gli occhi dell’autore, e vi troverete la seguente
Licenza. Senno m’impon ch’io qui (se il pur calzai) Anno mdcclxxxvii. |
Aveva dunque giurato fin d’allora il nostro Alfieri di non iscrivere più tragedie: perciò forse protrasse la pubblicazione della sua Alceste, e ricorrendo ad un’innocente finzione la fece adottare per figlia del gran tragico che vanta la più colta tra le antiche nazioni. Sì, Alfieri amava questa sua ultimogenita figlia, e l’amava tanto, che la offrì, estremo dono, all’egregia donna ch’ei paragona ad Alceste; ed imitando i sommi pittori, nella