alla pubblica luce, siccome quella che forma l’ultimo anello del teatro tragico d’Alfieri. La mia scelta cader non poteva sulle opere già pubblicate, ed è una supposizione gratuita e falsa quella, che nell’Alceste io abbia creduto di scegliere il capo d’opera d’Alfieri. Non oserò mai erigermi in giudice delle produzioni de’ grandi uomini, ed in questo caso, se avessi pubblicata alcuna delle tragedie già conosciute d’Alfieri, non ne avrei raccolto nè vantaggio, nè lode. I tipografi editori imparano a loro spese ad interpretare il gusto del pubblico, e nella supposizione accennata gli esemplari d’una sola tragedia già conosciuta sarebbero rimasti a tener freddissima compagnia al tipografo, lo che può non interessare il sig. Guill...., ma interessa moltissimo, e giustamente l’editore. L’Alceste al contrario (e l’esperienza ed il fatto saranno senza dubbio ammessi quali giudici inappellabili anche dal signor Guill....) formando il compimento del teatro d’Alfieri, si presentava con un titolo così legittimo, che era certa di essere subito ricercata dai colti miei concittadini, i quali fra le opere d’Alfieri amano avere almeno la