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105 Il giorno 13 è stato lo stesso bombardamento tremendo, attacchi violentissimi. Sono arrivato al 14 mezzo istupidito. In quel giorno calma completa: ii nemico aveva rinunziato alla conquista di Monte Giove. Furono due giorni terribili, caro Raffaello, giorni nei quali le mitragliatrici hanno funzionato meravigliosamente. Una ha smesso di funzionare dopo avere sparato migliaia di colpi: l’ho allora sostituita con l’altra che ne ha sparati altrettanti. Immagina che in due giorni, in tempo brevissimo, se ne sono andate un quattordicimila cartucce buona parte a destinazione come ho potuto constatare col mio binocolo, che mi ha dato la suprema soddisfazione di vedere gli austriaci già quasi penetrati in trincea, volgere rapidamente in fuga ruzzolando per il costone, inseguiti dai tiri della mia mitragliatrice egregiamente maneggiata dal mio bravo e sfortunato cap. magg. Pellizzoni ucciso l’altro giorno 26 Giugno da una granata austriaca, scoppiata a un metro da me che mi trovavo accanto a lui. Era il perno principale della sezione e ne ho provato immenso dispiacere. Dopo tre giorni di trincea, di fronte al Parmesàn in Vallarsa, fra il Coni Zugna a sinistra e il Pasubio a destra, è venuto l’ordine di avanzare. E questo la sera del 25 per la mattina del 26. Nella notte che ho passato, sempre sveglio e sempre girellando, abbiamo visto dietro le posizioni nemiche svilupparsi grandi incendi: erano gli austriaci che ritirandosi davano fuoco ai paesi che dovevano forzatamente abbandonare. La mattina del 26 il nostro esercito (perchè l’azione è stata simultanea su tutto il fronte) marciava con passo sicuro alla riscossa. Per chilometri e chilometri abbiamo avanzato, passato una enorme quantità di trincee austriache con grande quantità di munizioni, bombe a mano, granate, oggetti di vestiario, fucili. Ho sentito gli entusiasmi che ha suscitato in Italia la nostra vittoria. Speriamo una buona volta che la Nazione riconosca quello che per Lei fanno i suoi figli!».