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88 e seguito. Procedo aspettando i lampi e i razzi luminosi nemici. Finalmente giungo vicino al- Comando, ma entro la valletta che devo attraversare sembra che corra un torrente. Decido di attraversarlo e ci riesco, appoggiandomi ad un fucile, ma l’acqua mi è arrivata fin sopra ai ginocchi. Riporto l’ordine indietro, facendo il medesimo calvario. Arrivo dopo quasi un’ora. Nonostante, il Capitano è soddisfatto.
In quali condizioni devo passare tutta la notte! Trovo un telo da tenda e me lo metto sulla testa per non sentire più l’acqua nella faccia, ma batto i denti tutta la notte. Finalmente arriva giorno: il 4 Novembre. Scendiamo nelle trincee di seconda linea; ma anche quelle son piene d’acqua. In che condizioni siamo ridotti! Il Capitano si raCeo manda a me di dargli una mano per camminare. E ha 25 anni come me!». E alle 14.30 dello stesso giorno, nuovo ordine di attacco a cima S. Michele! «Arriviamo sulla cima con qualche perdita procurataci dall’artiglieria. A un certo punto il mio Tenente rimane colpito da uno schrapnel alla guancia destra; gli frattura il mascellare inferiore. Mi butta le braccia al collo pregandomi di accompagnarlo. I porta feriti non c’erano; faccio un ultimo sforzo e lo portiamo giù». Dopo il Carso, cambiamento completo. L’offensiva trentina lo trova, passato nel Genio Motoristi, alle perforatrici. Rassicui’ava le zie che il pericolo ormai per lui era finito; non ci sono più assalti; soltanto le cannonate. E quelle le conosce; non gli fanno paura. Invece proprio una granata in pieno, che arriva, coperta dal rumore delle perforatrici, lo abbatte sull’altipiano di Asiago (20 Maggio’ 16). All’annunzio, tutto il suo dolce paese (Spicchio d’Empoli) sull’Arno, uscito fuori dalle case, piangeva.