Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
«Oggi, 31, è Domenica. Penso a chi si diverte. Con gli ultimi raggi del sole che si corica nell’oro, invio tanti baci a mia madre. A quest’ora son certo che sta in una chiesetta sull’alto del monte a pregare per me. Povera mamma! Speriamo che Dio mi faccia la grazia di poterti riabbracciare». 2 Novembre ’15. «Giorno dei morti. Quanti ce ne sono ’quest’anno e quanti ce ne saranno!,... Questi poveri morti, re^ti 0 macabri di corpi umani, ci mostrano quanto poco valore abbia la vita umana quando è spesa per idealità di valore più grande. Essi hanno consacrato all’Italia il suolo dove sono caduti e ci indicano la strada da seguire, la mèta da raggiungere. Poveri morti, forse inconsapevoli dell’importanza della lotta, cui, nonostante, avete dato la vita. Noi adempiremo al nostro dovere per l’Italia e per l’umanità». 3-10 Novembre ’ 15. «Attacco generale di Cima S. Michele. A mezzogiorno ci moviamo. Intanto le granate nemiche cercano di impedirci di raggiunger la cima. La raggiungiamo ugualmente. Ma non la oltrepassiamo. Non siamo in condizione di oltrepassarla. Che temporale! Il fragore del tuono si confonde con quello delle granate; l’acqua ci bagna completamente. Io non sono ancora asciugato di quella presa due giorni fa. Ho i ’ piedi nell’acqua da dieci giorni e stento a camminare. Nonostante in certi momenti cerco di correre, ma non ci riesco. Viene la notte. Temiamo il contrattacco che, fortunatamente, non viene. Non ho mai visto un buio così profondo. Piove sempre. Devo portare un ordine al Comando. Prendo l’ordine e mi incammino, ma non vedo dove andare. Inciampo in qualche cosa che deve essere un cadavere; rimango attaccato ai reticolati nemici, non del tutto distrutti. Torno un po’ indietro perchè ho perduto il camminamento. Intanto le pallottole fischiano. Speriamo bene; altrimenti rimarrei qui, anche se la ferita fosse lieve. Finalmente trovo un’altra trincea e mi riposo un momento. Riprendo la via, ma a un certo punto cado entro una buca piena di acqua e di mota. Mi ci trattengo un momento, sfinito, ma subito mi rialzo