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85 stenze per andare in trincea. Gli dicevano: «Guarda se la puoi scansare, Pietrino». Ma la sua risposta era sempre la stessa: «Non vedete che ci son tanti padri di famiglia? Lasciatemi fare il mio dovere». Come intendesse ii suo dovere è lì a provarcelo il suo diario. Agosto ’15. «Marce faticose, sonni profondi sulla paglia. Si vive a forza di canti che non fanno pensare». Agosto- Settembre ’ 15 (dall’infermeria del Corpo). «Gente che cerca tutti i mezzi più vergognosi pur di sottrarsi all’obbligo sacrosanto. Simulazioni di malattie, raccomandazioni comprate chissà a qual prezzo; tutto un cumulo di vergogne che ti intossicano il sangue. Si vive in un’atmosfera satura del più ributtante cinismo. 0 quanto meglio farebbero gli uomini a dar meno valore alla vita materiale! Per fortuna ci son sempre molte unirne generose nel mondo». 2 Ottobre ’15 (ore 24). «Sono di sentinella, tutto bagnato, i piedi completamente nell’acqua. Non un rumore. I soldati dormono il sonno profondo della stanchezza. Guardo i razzi luminosi del nemico che illuminano la notte nera. Quanta differenza tra coloro che lassù sul Carso s’immolano per l’ideale che li anima, e quelli che nelle città gozzovigliano! Perchè tutti non ubbidiscono alla voce santa della coscienza?». 12 Dicembre ’ 15. «Partiamo per S. Michele. Man mano che ci avviciniamo gli schrapnels fischiano sopra di noi. Mi accompagna un caro amico del mio paese. Rievochiamo un mondo di ricordi: gite campestri, serate a veglia nella modesta bottega del mio paese, figure di donne più o meno care, ma che risvegliano palpiti d’amor giovanile Quella che ora sto per vivere è una vita ben diversa. Tutta sacrificio, ma tutta soddisfazione. Si soffre, si lavora, si comba tte, ma questa lotta combattuta con l’energia di una generazione, dovrà fondare il sacrosanto principio di nazionalità; dare un colpo