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71 cui T ufficiale doveva comportarsi sia in trincea che in azione. Anzi ricordo che la sera precedente l’attacco ci leticammo un po’ perchè io gli dicevo che durante un assalto l’ufficiale doveva star dietro a tutti, onde poter vedere tutte le mosse dei suoi uomini, ma lui insisteva neH’affermare che l’ufficiale doveva sempre servire d’esempio a tutti ed essere primo in ogni punto anche dove c’era il pericolo. La discussione continuò, e, purtroppo, non riuscii a persuaderlo. E si giunse all’ora di uscir dalla trincea. Egli volle uscire per primo insieme ai suoi soldati perchè, diceva, quello era il suo compito e il suo dovere. E così andava avanti, avanti, sicuro del fatto suo, primo fra i primi, ardimentoso, coraggioso, sublime. Giunse così al reticolato nemico. Ocjf correva cercare il varco donde poter passare ed egli, da solo, volle assumersi questo grave e pericoloso compito; e cercava il punto vulnerabile. Ad un tratto si voltò indietro per cercare i suoi soldati; questi erano ancora lontani da lui, ma egli, esempio di coraggio e di abnegazione, non si ritirò, non attese gli uomini; volle continuare a cercare, a indagare. Ma ben presto il nemico si accorse della sua presenza e cominciò a tirare. Pareva un infèrno; le pallottole fischiavano da tutte le parti, mentre il povero Natali continuava imperterrito nel suo ardimentoso lavoro. Nell’infuriare del fuoco, si vedeva Natali calmo, sereno, correre, saltare di qua e di là onde riuscire nel suo scopo. Ad un certo punto lo si vide cadere e rovesciarsi sul reticolato. Qualche pallottola doveva averlo colpito. Non si potè nemmeno andare a liberarlo, tanto era insistente il fuoco. Così dovette rimanere per ben tre giorni. Alla terza notte, finalmente, i suoi soldati’ che quel mattino lo avevano abbandonato, vollero riabilitarsi e riprendere il corpo del loro mirabile superiore. Nell’azione, anzi, morì un soldato. Così fu riconquistato il suo corpo e sepolto nella dolina di Boscolancio, sopra a un casone che si vede benissimo dal Castello di Sdraussina».