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57 per farlo confondere, a negar che le avesse infilate. In realtà la sua indole generosa ne soffriva e scriveva a casa:
- Mi ordinano di tirare alle vedette nemiche. Mi ripugna
tirare così a fermo; ma son comandato e nel compiere il mio •dovere il braccio non trema». È affettuosissimo, tutto famiglia. Le sue lettere son numerate progressivamente e altrettanto ha voluto facessero i suoi di casa per saper subito se qualcuna fosse smarrita e non stare in pensiero. Quando apprende che la mamma ha dovuto andare dall’oculista la prega di rallentare «tutta questa scritturazione con me» cioè proprio le lettere, il conforto più gradito al combattente lontano. Ricevuto dalla fidanzata un fazzoletto tricolore, alla vigilia •della grande offensiva trentina, lo careggia come una reliquia: «Sul mio cuore porterò sempre quel simbolo, e rinvoltato nel fazzoletto terrò il ritrattino che mi hai inviato: quello della persona più cara della mia famiglia. Solo a prezzo della mia vita potrebbe essermi tolto il dono che mi hai fatto». 15 Maggio ’16. «Che fortuna poter pensare a lavorar tranquillamente nella propria casetta! Nessun desiderio sento più forte che quello di poter un giorno godermi la mia pace domestica colla mia famigliola vicino a voi! Non pensiamo a tante belle cose. Ora sono apposta quassù per tutelare la sicurezza e il benessere presente e futuro di tante di queste famigliole, perciò non è il caso di pensar per me solo». È credente e la fede religiosa gli fa guardare con serenità al possibile sacrificio. • «Coscienza netta, sentimenti elevati possono avvicinare a Dio, spingere al sacrificio di sè stesso anche completo. Fortuna, attenzione, audacia, abilità possono risparmiarlo. Nulla è da rimpiangere anche se a danno proprio, quando è a beneficio di altri». Questi i suoi pensieri dominanti, in Val d’Astico, nel cuore dell’oflfensiva austriaca, la primavera del ’16. La ridente vallata fogazzariana è un vulcano; giù dall’ultimo orlo di montagne, dal Cengio, dal Paù, dal Summano che guardano la pianura vicen