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52 bene aggiustati e le riducono al silenzio. Se loro sparano un colpo j di cannone, ne ricevono 10». 5 Giugno ’ 16. «Sto benone. Siamo pronti a difendere a qualunque costo il nostro bel paese. So che gli austriaci ricevono continpamente batoste e tra pochi giorni spero anch’io di cooperare a batterli completamente». Nell’Agosto ha il comando di una sezione lanciatorpedini. La controffensiva trentina ha risollevato gli animi; non vede l’ora di adoprar le sue armi micidiali. 9 Agosto ’16. «Qua siamo entusiasti per il buon colpo dato agli austriaci. Speriamo di poterli schiacciare. Quando avrò ocI casione di fare un’azione con i miei pezzi voglio stordire tutte quelle canaglie, che nessuno metta più fuori il becco dalla trincea». E sì che si era battuto duramente! In una lettera retrospettiva son ricordati, tutti insieme, gli assalti di Piava, la resistenza formidabile sul Novegno di Val Posina e la successiva riavanzata da Monte Giove al Seluggio. 17 Agosto ’ 16. «A Piava stavo magnificamente; avevo una buona trincea che si trovava a pochissima distanza dal nemico. Di giorno quasi sempre calma; però la notte ci divertivamo a • «far lo scambio di bombe. Se gli austriaci ne gettavano 10, io ne facevo gettare 50. Una volta essendomi seccato perchè gli austriaci si tenevano più calmi del solito, pensando che gli venisse l’idea di farci qualche brutto tiro, mi venne in mente di gettargli una bomba incendiaria, la quale, non avendola appoggiata bene sulla trincea, mi ferì alla mano sinistra, però leggermente. Allora gli austriaci, vedendo quel chiaro, si fecero risentire e gettarono una diecina di bombe; ma appena mi fui fasciato mi volli vendicare. Fatte prelevare più di 100 bombe, seguitai, aiutato da un caporale, a buttargli quelle pillole per tutta la notte, dimodoché li costrinsi a non dormire. Là mi trovavo bene; ormai avevo fatto conoscenza coi nemici di fronte; con loro conversavo a lancio di bombe a mano