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io sono incapace. Avanzammo cento metri; occupammo una trincea: due mitragliatrici, duecento prigionieri. Facemmo una nuova trincea sotto il fuoco nemico. Fino al 31 in trincea sotto continuo fuoco. La notte del 31, attacco austriaco con nostro contrattacco. La mattina dopo venimmo a riposo tutti rossi, perchè in quel punto del Carso quella poca terra che c’è è argilla rossa; poi tutta roccia. Scendemmo a S. Pietro; dovemmo scappare inseguiti dal fuoco dei 152 fino all’Isonzo..... Il 121° da 3200 uomini fu ridotto a circa 900. Ufficiali morti 9, feriti 60, prigioniero 1. Soldati morti 350, feriti 1425, prigionieri 200, il resto malati. Dice il nostro Generale di Brigata che abbiamo raggiunto «l’aristocrazia delle perdite».

28 Agosto ’15. «Il cannoneggiamento nelle nostre teste continua incessante. Tutta la notte è stato un crepitìo di fucileria. La guerra di notte fa un effetto stranissimo. Si vede tutta la collina illuminata tratto tratto dai bagliori e in mezzo al crepitìo della fucileria, al miagolio delle pallottole, si sentono i gridi mesti delle guardie: «All’erta, sentinella!» «All’erta sto!». Il pensiero vola alla famiglia lontana, ai bei momenti trascorsi che forse non torneranno più. Ci prende la malinconia, la voglia di piangere. Cerchiamo il sonno che non viene, ci rivoltiamo nella nuda terra, cercando un posto un po’ meno scomodo e finalmente, stanchi e colle membra rotte, ci appisoliamo pensando alla mamma.

Ore 17.30. Continua furioso il bombardamento; nella trincea di sotto è morto un soldato e un caporale rimasto ferito».

29 Agosto ’15. «Domenica triste. Domenica. A quest’ora lei va a messa tutta bianca nel suo abitino alla moda e chissà se pensa al povero tenentino sdraiato o per meglio dire rannicchiato in una trincea costantemente colpita dai 149, tormentato da un perenne mal di pancia, mezzo soffocato dal fetore dei cadaveri che marciscono su questo Carso inospitale. Isonzo, Carso, che parole lugubri! Quanti eccidi, quante stragi, quante vite umane giovani e piene di speranza furon troncate in questi paraggi! Ogni sasso, ogni zolla, ogni fosso rappre-