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lettere d’una viaggiatrice |
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cia, sovra tutto, per una grande corrente positiva che spegne la fantasia negli uomini, che ne inaridisce i cuori e ne pietrifica le anime:
e che li conduce ad ammirare solo le stazioni elettriche, le ferrovie metropolitane e gli automobili che fanno centocinquanta chilometri all’ora. In quanto all’altra parte della umanità, quella che ancora cerca una visione di grazia e d’arte, insieme a una visione di possanza tramontata, ebbene, tutti costoro, tutti questi esseri umani, non hanno necessità altra, in Venezia, se non che la città delle calme profonde, esista; che il suo Canal Grande sia sempre solcato dalla indicibile linea di snellezza e di eleganza che è la sua gondola; che i suoi piccoli rii rispecchino ancora le acacie fiorite dei giardinetti pensili, mentre lungo le fondamenta passano le svelte venezianine dagli scialletti neri e dalle grandi capigliature che Tiziano amava; che, di notte, sulle acque nere e tremule, come un soffio, arrivi un canto lontano; e che, di tutto questo, l’anima faccia il pascolo spirituale più originale e più eletto.
Non altro!