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lettere d’una viaggiatrice |
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orrore: e l’ombra di un nemico, se appare nella mia fantasia, giganteggia e oscura tutto il mio orizzonte. Queste crisi intellettuali e morali, che, in fondo, sono causate da uno sforzo fisico troppo intenso e troppo prolungato, hanno, certo, dei brevissimi lucidi intervalli, in cui il sofferente comprende tutta l’anormalità del suo stato, misura tutto lo squilibrio della sua esistenza, e si pente se ha colpito, nelle sue ore di iracondia ingiusta, qualche essere innocente, e sa di esser malato, infine, e domanda di guarire, domanda ciò che guarisce, cioè il silenzio, la pace, la quiete larga e soave. Ultimamente, io avevo compiuto un duplice lavoro d’arte, attraversando tutta la primavera senz’accorgermene, non volendo vedere che i fantasmi della mia immaginazione e disdegnando i fiori che si aprivano sugli steli, non volendo udire che le voci che mi parlavano misteriosamente, nella notte e turandomi le orecchie a tutte le lusinghiere armonie della vita reale, assidendomi al mio tavolino con un piacere spirituale sempre più ardente, rimanendovi delle ore in uno stato di ebbrezza sempre più alta, passando, a poco a poco, da un lavoro