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50 lettere d’una viaggiatrice

più laudabile che di aver prodotto un capolavoro in arte, immaginate che doveva esser di fantasticamente squilibrata, di offensivamente contradittoria, di grottesca, infine, diciamo la parola, questa sovrapposizione tutta moderna, nella sua più banale e più arida forma di modernità, sulla bellezza immutabile di Firenze! In una reggia ove era ed è impossibile non rammentare i fasti sensuali e artistici dei maggiori principi, che fecero a Firenze una vita di gioia estetica e di voluttà, un re di robusta, semplice e leale razza nordica, che aveva conquistato la sua corona, sempre più ricca di dominio e di possanza, per volontà misteriosa di Dio e per valore impetuoso e alto del carattere, che aveva conosciuto il rigore e la freddezza disciplinare di una piccola corte, che aveva temprato a ciò il suo spirito, che aveva amato la guerra come un amator passionato e corrisposto e che era stato, ogni giorno, pronto a mettere la sua vita al servizio di un nobile e generoso ideale di conquista, conquista di libertà a un popolo, di gloria alla sua Casa! Quale indicibile contrasto fra il Re Galantuomo e Lorenzo dei Medici!