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il sogno 473

saggio, disegnando non so quale fantastico quadro di candore. I larghi prati verdi, tutti fioriti, nella squisita flora alpina, i bei prati di smeraldo, le cui alte erbe, molli di acque, danno tanto senso di sofficità, di freschezza, di gaio sprofondamento al piede che li percorre, spariranno sotto la neve. Tu sparirai, o genziana, o fiore delle nevi, affascinante fiore; tu sparirai, o pallida stella dell’edelweiss, fiore della malinconia, dal cuore gelido: sparirai, violacea e fragrante nigritilla, dono gentile di mani gentili a belle mani muliebri: sparirete, bianchi fiocchetti degli eriofoli, che siete già della neve e siete ancora un fiore; sparirete, nei prati, trifogli a quattro fogli, ricercati dagli amanti, dagli innamorati, dai poeti, dai sognatori, dai bimbi. La neve regnerà dapertutto. Sovra essa, ogni tanto, si disegnerà, bizzarramente, l’acuta ombra di un macigno minaccioso: sul suo piano bianco si allungherà, come un bruno fantasma, lo scheletro inaridito di un albero; sui ponticelli di pietra o di legno, che accavalcano i fiumi e i torrenti, l’arco della neve avrà la stranezza di un architettura glaciale, mai vista: e fra il


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