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lettere d’una viaggiatrice |
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Città Morta, non già Bruges che vive e palpita, almeno nel suono armonioso delle sue campane, nel passo cauto delle sue beghine, nei riflessi argentei dei suoi canali, non già le vecchie piccole belle città italiche di Toscana e di Umbria ove ride, sempre, la tenue vita popolare intorno alle pure bellezze dell’arte, ma una immensa Città Morta, Roma, Roma, che fu, che dovrebbe essere, il centro di una vita larga e tumultuosa di bene e di male, sempre, in ogni stagione, in ogni momento. Così! A Roma, per consuetudine trentennale il sovrano arriva, con la sua famiglia, dalle villeggiature e dai viaggi estivi, oltre la metà di novembre, assai tardi, infine: e s’installa in quel non bello palazzo del Quirinale che fu dei Papi, poichè per laudabili ragioni di modestia, ma non laudabili dal punto di vista di affermazione regale, niun palazzo reale, nuovo, italiano, del Re d’Italia, a memoria imperitura della desiata conquista, è sorto, come avrebbe dovuto sorgere: e arrivano gli uomini politici italiani, sempre a fine novembre e s’installano, ufficialmente, in un palazzo del Parlamento, anche esso appartenente ai Papi, e