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santuarii alpini 437

solo tre o quattro volte l’anno, ma qualcuno prende cura della chiesetta: qualche vecchio, qualche vecchia donna, qualche storpio, l’apre ogni mattina, la pulisce, la tiene netta e linda, malgrado la povertà, malgrado la rusticità: di mattina e di sera, sovratutto di sera, le donne e anche gli uomini vanno a dirvi le loro divozioni, assiduamente. Alla domenica, all’alba, essi si partono in gruppi, in file, e per due o tre ore camminano, camminano, andando al capoluogo lontanissimo, ove si dice messa, ogni domenica; nessuna fatica, nessuna distanza sembra loro troppo grande, pur di raggiungere la loro Chiesa Madre. E, dopo, quietamente, si avviano al ritorno, facendo altre ore e ore di strada, in silenzio, con quella pazienza e quella costanza muta, che sono una delle tante virtù di questa forte razza. La loro fede è profonda, è tenace, è incrollabile. S’inginocchiano in un angolo delle loro alte parrocchie e stanno sempre inginocchiati, a capo chino: non si guardano attorno, non hanno curiosità o vibrazione: una emozione austera è sul loro volto consunto, talvolta, dalle privazioni e dalle fatiche: e la