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428 lettere d’una viaggiatrice

mani, scherzando con qualche cosa, nascondono abilmente la ferita che il Polo gli inflisse, assiderandogli le dita? Quale grande ed invincibile visione lo tiene, questo principe, che potrebbe cedere alle mille lusinghe della vita regale e potrebbe vivere della vita di tutti i principi, e non vuole? Ah sì, sì, egli è così compito, così simpatico, e ognuno che gli si accosti, ne è incantato; ma la sua anima è altrove, altrove, dove nessuno crede, dove nessuno sa..... In una di queste sere, io passai accanto a lui: egli era in un cantuccio del cortile, con Michel Petigax, la sua guida fedele; parlavano piano, pianissimo, il duca ascoltava più tosto a capo chino e il colloquio non fu breve; e infine, levando la testa, Luigi di Savoia ebbe un lampo di gioia, nei suoi occhi. L’indomani mattina, prestissimo, egli partiva con tre guide, di cui il capo era Petigax, con tre guide e tre portatori, ma solo, lui, col suo desiderio, solo col suo sogno, solo con un sogno di altitudine, di solitudine, di purezza, solo con un sogno, ove tutto è estremo periglio, o è forse, questo periglio, il sapore eroico del sogno.....