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pensò di mai più ritornare, come l’altra guida, Ollier, la guida che accompagnava Querini, e che non è mai più ritornata: pensò di lasciare per sempre il suo caro paese, e l’Italia, e la famigliuola sua, e la vita, ma non esitò a seguire Luigi di Savoia, il suo Principe. Silenziosamente, Michel Petigax siede sul banco, innanzi alla porta della sua casetta, nelle sere di estate, quando la scintillante via lattea si parte dalla paurosa Aiguille Bianche e si inclina laggiù, laggiù, verso la svelta ed elegante Grivola; e qualcuno, ogni tanto, si va a sedere accanto a lui, parlandogli dell’eroico viaggio, che un giovane Principe, figliuolo di un Re, un discendente di Re, volle tenacemente compire. Petigax risponde, con frasi brevi, sagaci, ove non manca la poesia; risponde con quell’austerità, onde è piena l’anima ingenua e pur profonda di queste guide alpine che, ogni giorno, combattono con la morte. Ogni tanto, un sospiro di melanconia, di rimpianto, solleva il suo petto: egli rammenta le ore lunghe e mortali, le giornate lunghe e mortali, quando, due volte, la Stella Polare fu assalita da enormi


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