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cercano affannosamente, poiché sanno che, per essa, la loro vita avrà un’ora in cui tutta la sua potenza sarà centuplicata e che per essa un ricordo incancellabile farà vibrare sempre l’anima, più tardi, lontano, nelle ore solinghe. La vera montagna, il Cervino, altissima rupe sorgente solitaria e nitida dai suoi ghiacciai, che formano corona alla sua base, che risalgono sino alla paurosa cima, una piramide di rocce e di geli che si eleva, libera e superba, leggermente inclinata, poiché questa montagna è anche elegante, ha anche, oltre la gran seduzione mortale, non so quale seduzione di grazia giovanile! Dico, la vera montagna. Perchè vedete, al profano, all’ignaro, all’anima nuda e ignorante, la montagna è, molto spesso, come l’amore: procura le più irritanti e le più amare delusioni. I nomi del monte Rosa, del monte Bianco, del Gran Paradiso, vi hanno fatto tanto sognare, con le loro vertiginose altezze, che voi sperate in qualche cosa di unico e d’immenso, in qualche cosa di così precisamente grandioso e di così precisamente unico e solenne, che tutta la vostra fantasia si