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392 lettere d’una viaggiatrice

nare sull’orlo estremo della via: è la sua idea, quella, egli sfida l’abisso, ma lo ama; e spesso, è sotto il sole che brucia, che voi salite a piedi, per queste viottole tutte pietre, e sono, infine, otto o dieci ore che avete impiegato, per arrivare alla meta. Ma ecco la meta, ecco Ayas grigiastra coi suoi bruni tetti, piccola, dall’alto campanile ancora scintillante d’oro, regnante sulla valle, ecco lo scopo ideale e pittoresco della vostra fatica. E, nell’incanto della visione, quietamente la fatica sparisce dalle vostre gambe, così, come per un potere magico. Il potere magico è in questo piacere degli occhi e della immaginazione; è in questo contatto, lungo e solitario, con paesaggi mai visti, nuovi, o diversi; è in queste dimore altissime, lontane dagli uomini sempre visti e dalle case sempre abitate; è in questo senso di pace grandiosa, che solo qui, solo qui, vi conquide e vi cheta.