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388 lettere d’una viaggiatrice

che è la montagna, in tutte le sue umili e superbe forme, non può dirvi quante volte egli salga e scenda dalla ferrovia, dalla carrozza, dal muletto o dal cavallo, non può dirvi, quante strade a piedi egli ha fatto, salendo o scendendo. Nella sua vibrante fantasia tutto ciò è così confuso e originalmente confuso, è così affannoso e anche così vittoriosamente affannoso, che, dopo essere apparso, come una visione affascinante e imprecisa, si evapora, in un gran sogno. La carrozza sale la valle di Challant, ecco tutto. Il bel nome che la poesia e l’arte hanno impresso nelle menti di quanti amano le antiche storie, tenere o brutali, il bel nome che risponde a non so quale interiore simpatia del Medio Evo, il nome è dato a una plaga meravigliosa di bellezza alpina: la bellezza dei grandi boschi, tutti sfrusciami al più lieve soffio di vento, che venga dalle bianche cime, dei grandi boschi odoranti di verde e che proteggono le piccole croci e le cappelline sparse sui ciglioni della strada. Ah! Gressoney è dolce, ma Challant, pur conservando una bellezza serena, non turbata da rocce e da