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Saint Jean de Gressoney, luglio..


Nulla vi dicono le tre ore di ferrovia da Torino a Pont Saint-Martin. O, più tosto, vi ripetono, monotonamente, l’avvilimento umano nella sua forma più tormentosa che è il viaggio in ferrovia, l’uomo preso, sospinto con modi bruschi, e chiuso in un gabbia incomoda dove è solo, e quindi abbandonato a una solitudine rabbiosa, o in compagnia fastidiosa d’incognite figure infastidite. Cioè, esser condannato al caldo, alla immobilità, a un fragore che lo assorda, a una polvere che gli dissecca la gola, gli fa bruciare gli occhi e gli annerisce il volto, condannato a non veder nulla del paesaggio quindi a disinteressarsene completamente, con-