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356 lettere d’una viaggiatrice

e limpido come un ruscello, ora bianco di spuma, sui macigni, come le nevi da cui scende; a traverso paeselli di montagna, oscuri, stretti, tristi, dalle case metà di legno, metà di ciottoli, a traverso paesaggi sconosciuti. L’iniziazione è lenta; l’ora è lunga; e il corpo affaticato, l’anima annoiata vi fan diventare un essere infastidito, snervato, gittato in fondo a una carrozza, senza più occhi per vedere, senza più orecchi per udire. Talvolta, bisogna lasciare la carrozza e salire a piedi o a cavallo, ancora, per una lunga tappa, ancora per un pomeriggio, finché la notte, quasi, vi sorprenda nell’alta vallata e finisca per condurvi, nella sera, stanco, sfinito, sovra il letto ospitale, nella cameretta semplice, di cui nulla notate, esausto!


Ma la primissima ora mattinale, vi dice la sua parola di risurrezione e di vita. Essa vi mostra, nell’orizzonte terso, visibili, quasi tan-