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nella città del sogno 345

gi; i bimbi gridavano alle loro madri, perchè li sollevassero sulle braccia, quando passava Montjarret; i ciclisti e cicliste apparivano da tutti i sentieri laterali, portando essi prudentemente la loro macchina, poiché non era quello il tempo di pedaleggiare; le automobili andavano cortesemente al passo, ridotte all’obbedienza della fila; e al passo, tutti i pomposi equipaggi signorili, tutte le carrozze de grande remise al passo, e al passo, al passo, tutte le migliaia di fiacres, di cui ricorreva il gran giorno, ieri. In alcuni era come una sottile stanchezza, venuta dalla dètente, venuta dall’ora crepuscolare, venuta da quel senso della fine, che rende così preziosa una bella giornata, facendovene misurare, con una sintesi intensa, tutta la sua luminosa parabola; in altri, invece, era come una esaltazione più forte... Qua e là dei gruppi si formavano, correndo da una sola parte, gridando un po’, facendo correre gli altri, mentre nulla vi era da vedere; qua e là piccole processioni di amici, di compagni, passavano, gridando gli evviva alla Repubblica, così, per uno sfogo di affetto;