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nella città del sogno |
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di fiori, mai impacciate, mai imbarazzate, non disturbate dalla folla, quiete, ridenti, tutte quante hanno avuto quel che volevano, tutte quante sono rientrate, a casa, ieri sera, perfettamente contente di sé stesse e del mondo intiero....
Tutte... Da quelle che portavano due o tremila lire di merletti, sulla trasparenza della seta, vestite da Worth, da Paquin, da Doucet, a quelle che assumevano il carattere schiettamente inglese, nelle loro vesti tailleur, dalle donne di uno chic supremo alle più modeste, alle più tranquille, dalle grandi signore la cui linea rileva tutta la purissima d; scendenza, alle vivide e simpatiche borghesi piene d’intelligenza e di spirito; nessuna di loro che non abbia ottenuto quel che voleva nella giornata del Grand Prix. Forse, qualcuna si occupava anche di politica, così, feminilmente: una donna, presso a me, s’irritava dei soverchi gridi di evviva Loubet e poiché io le ho domandato perchè ella si trovasse costà, mi ha risposto che vi era venuta per curiosità. Una donna popolana, in un viale adiacente, andava gridando a squarcia voce, tutta sola, con un entusiasmo