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lettere d'una viaggiatrice |
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porta! Giova, in certi periodi, indossare le vesti degli snobs e mescolarsi alla loro vita e viverla, con un’anima differente: giova crearsi altre usanze, altri costumi, altri gusti, anche per venti giorni, anche per pochissimi giorni, e fingere a sè stessi, fingerlo fino all’inganno, di esser venuto da Minneapolis, nel Minnesota e di viaggiare da dieci anni, il mondo, nelle sue parti più singolarmente attraenti, e di cercare, in Roma, non solo le vaste concezioni sovrane, le enormi imprese di arte compiute miracolosamente, le traccie di cento pensieri imperiosi e potenti, le traccie di cento volontà tiranniche e magnifiche, ma l’anima di Roma, che è in tutto questo e fuori di questo, che è nelle ombre di un parco, nel colore di un orizzonte, in una rosa colta fuori le catacombe, in un ramo di alloro del Bosco Sacro, in una chiesetta scordata di un quartiere ignoto, in un ritorno di gita, a sera, fra i lumi vividi di una gran piazza, gremita di gente! L’anima di Roma! È ben strano che gli snobs del Grand Hôtel la ritrovino più facilmente, questi snobs così aridi, forse, o, forse, così crudeli, questi snobs dai cuori così diversi