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nella città del sogno 339

e sportivo, che abbia la Europa ricca, elegante, gioconda, mai sazia degli spettacoli del lusso e della beltà: non era solo un’apparizione di mille e mille delicate figure di donne, nelle mille delicatissime manifestazioni della moda, non di oggi, non di domani, ma di dopodomani: non era solo la vittoria simpatica e scintillante di quell’ammirabile forma di vita che è un cavallo, sovra un pelottone di altri cavalli, vittoria che fa urlare di gioia cinquantamila persone e di collera egualmente altre cinquantamila: non era solo la scampagnata, la distrazione, lo svago di tuttto un popolo, che avendo bene lavorato durante l’anno, durante la stagione, durante la settimana, aspettava questa tradizionale domenica di giugno, per diletto del suo corpo e del suo spirito. Non soltanto!... Qualche cosa di più largo, di più importante, di più elevato e anche di più puro, era in quistione, ieri: vale a dire se la vita sociale della Francia, di Parigi, sia intatta, sia incolume, nelle sue espressioni collettive: se un fatto isolato, o quasi, sia un fenomeno di cui si debba tener conto o trascurare