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lettere d’una viaggiatrice |
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aver trottato nella lunghissima poetica avenue des Champs Elysées, fra quelle grandi file di alberi, fra i grandi marciapiedi, fra i grandi palazzi, i più belli di Parigi, quasi tutti nuovi, quasi tutti palazzi abitati dai soli proprietari, quando avrete girato attorno a quel meraviglioso monumento che è l’Arco di Trionfo, quando sarete entrati in questo famoso Bois de Boulogne, voi sentirete tutta la inanità del vostro scetticismo, i ghiacci della vostra diffidenza si scioglieranno, e voi diventerete qualche cosa di semplice, cioè una persona ingenua, colpita da una bellezza schietta e nobile. Il Bois de Boulogne, non è uno di quei giardini pubblici, con i tre o quattro viali a zig-zag, o diritti, che separano delle aiuole ovali, o rotonde, o rettangolari, quei giardini pubblici che sono il supplizio di qualunque occhio amatore delle cose belle e di qualunque immaginazione viva; non è uno di quei vasti parchi austeri, matematicamente disposti a boschetti, a gruppi di alberi, alberi di cui tutti i rami vanno in un certo senso, boschetti di forme volute, e prati a cui i giardinieri radono la barba, ogni mat-