26 |
lettere d'una viaggiatrice |
|
si libra sulla colonna e in fondo, in fondo, sovra l’estremo palazzo, si leggono le parole fatidiche che vi aprono i confini del mondo: Propaganda fide. Bisogna stare fra questi snobs e seguirne la vita, poichè essi, ahimè, più di noi, conoscono e gustano la poesia di Roma, nei suoi aspetti più reconditi e più inafferrabili, nelle sue manifestazioni più aristocratiche, sempre un po’ solinghe, sempre maestose anche nella gentilezza, anche nella grazia; in una passeggiata mattinale, in un giorno nuvoloso, ma senza pioggia e senza vento, verso Cecilia Metella, ove è l’appuntamento di caccia alla volpe; in una visita d’arte, in quei misteriosi giardini di Villa Medici, fra quei viali di busso, nelle piccole case ove giovani artisti sognano e lavorano; in un ritrovo esotico, un tea room, in una di quelle vie malinconicamente eleganti, come è quella di san Sebastianello; in un magazzino d’antiquario, verso Tordinona, scegliendo fra i vecchiumi, una copertura di libro in cuoio impresso, cercando una fibbia dì cintura, dalle grandi pietre preziose che non si usano più; sotto i grandi alberi, lassù di villa Pamphily, ove l’oc-