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24 lettere d'una viaggiatrice

per celare la lentezza e l’ignoranza e se voi, quindi, vi abbandonate, con ingenuità, con candore, con fede, alle impressioni che, lievi in principio, si fanno più penetranti; se voi portate, in Roma, un’anima ringiovanita dalla libertà, capace di tutto intendere, di tutto apprezzare, voi beverete, a sorsi sempre più lunghi, il filtro che Roma appresta e oblierete, nei suoi magici incantamenti, quanto vi piacque, un tempo, quanto vi piacque, e fu ieri.



Io amo, nell’inverno, fra il gennaio e il febbraio discendere a Roma, nel magnifico Grand Hôtel, fra una folla di snobs cosmopoliti: le medesime donne cariche di merletti e di pelliccie, ricoperte di gemme che s’incontrano nei quattro o cinque ritrovi cosmopoliti, a Nizza, al Cairo, a Parigi, a Aix, a Lucerna, a saint Moritz: gli stessi uomini dal monocle fissato nell’orbita, dalla marsina fiorita, dalla fisonomia scialba