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lettere d’una viaggiatrice |
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delle barelle a ruote, in ferro, come lettini senza materassa, in cui sono deposti ed esposti al pubblico, i morti sconosciuti. I tre reparti possono contenere dodici barelle, cioè dodici cadaveri, quattro per parte: per lo più, i due reparti a destra e a sinistra sono chiusi da tende di ferro ed è aperto solo quello di mezzo, con le sue quattro barelle, dietro il gran cristallo chiaro. Fuori, nella sala, vi è una balaustra in ferro, una ringhiera, a cui il pubblico si appoggia, per osservare: se non vi fosse questa ringhiera, nei giorni di grande concorso, il cristallo si spezzerebbe. Anche, in certi minuti orribili, in cui un padre, un marito, un figlio da dietro la ringhiera riconosce il cadavere di suo figlio, di sua moglie, di sua madre, su quelle barelle, avvengono scene violente di dolore, e l’infelice si gitta contro il cristallo, a infrangerlo. Così, come ho detto, sono quasi sempre due o tre o quattro, i cadaveri esposti: quando si arriva a sei o dieci, si è in momenti eccezionali, nel cuore dell’inverno, quando la gente si suicida più facilmente, quando la fame e il freddo uccidono gli sven-