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nell’alma roma 23

scalini della Loggia di Orcagna, aspirando le fragranze che vengono dalla florida campagna ed evocando i fantasmi di Monna Vanna e di Monna Bice; nè una piccola via romita, appartata, quasi per sempre, dalla vita cittadina, in un vecchio angolo di Roma, sotto un nome bizzarro, fra piccole case basse, può togliervi dalla fantasia uno dei lontani piccoli canali di Venezia, pallidi, smorti, muti, piccoli canali, dove, come in nessun posto, si può apprezzare il piacere spirituale delle cose che non sono più, delle cose finite e sentirsi come finito, come morto, in una morbida soavità di morte. Così! Ma se, invece di un giorno, voi restate a Roma, cara amica indolente, una settimana; se invece di una settimana, vi rimanete un mese; se la vostr’anima, liberata per poco, dalle catene della consuetudine e della tenerezza, si lascia andare, senza difesa, senza sospetto, senza diffidenza, all’ambiente di Roma: se il vostro spirito misero e infermo, si è risanato, di botto, mentre il treno partiva, da quei nostri vili morbi che sono i preconcetti, i pregiudizii, le idee fatte, i luoghi comuni, le ottusità che si ammantano di scetticismo