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nella citta del sogno |
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alle visite, ai thès delle cinque, al Bois, ai grandi giardini pubblici, e per fare tutto questo, tutti quanti passano per i boulevards e vi ripassa tutta Parigi, infine, dalle cinque alle otto pomeridiane. A piedi, impossibile mettere meno di un’ora, per il mezzo chilometro del boulevard des Italiens: in carrozza, si va al passo: ogni tanto una fermatina di tre o quattro minuti, il tempo trascorre, la vita sfugge e ognuno, finalmente, come il crepuscolo si muta in sera, va al suo pranzo, invitato, en ville, o avendo gente a casa sua, poiché il parigino non ama pranzare solo, o a un restaurant con amici, con amiche: ognuno va al suo teatro, alle otto, alle otto e un quarto, poiché, qui, saviamente, i teatri cominciano prestissimo. È mezza notte o quasi. I bottlevards hanno poca gente: voi credete che la loro vita sia finita: eppure essi scintillano di mille luci, di mille réclames luminose, di mille aspetti seduttori. Da un minuto all’altro, i cafés concérts, i teatrini, i concertini, finiscono; la gente in carrozza, a piedi, sbuca da tutte le vie, sui boulevards, passeggia, entra nei caffè, entra nelle grandi trat-