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lettere d’una viaggiatrice 280

spazio. Vi è di tutto, su questi grandi boalevards: grandi magazzini che arrivano all’altezza del secondo piano: circoli più piccoli e più grandi, che aprono le loro finestre, donde si vedono gli eleganti appartementi: grandi caffè — uno ogni dieci metri — grandi restaurants — uno, ogni sei o sette metri — uffici di giornali dalle grandi insegne, che, di notte, da un minuto all’altro appariscono, ora in color rosso, ora in color lilla, ora in color giallo, facciate di teatro, dalle ghirlande di fuoco: facciate di grandi tables d’hòtes, tutte aperte agli occhi dei passanti: facciate di istituti bancarii possenti, come il Credit Lyonnays, come il Comptoir d’Escompte: insegne di sarti, di sarte, di medici, di dentisti, di fotografi, di ottici, sino ai sesti piani di quelle enormi costruzioni: le insegne dei bouillons Duval dove si può mangiare a prezzo minimo e quelle delle grandissime società di assicurazioni americane: delle vecchie case storiche dove, qualcuno, notevolissimo, è vissuto ed è morto, e delle case nuovissime, dove tutto il tipo della modernità si manifesta. Impossibile di sminuzzare i vasti