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nella città del sogno |
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sono un’altra cosa. E, forse, sono la stessa cosa. Se questi lavoratori, queste lavoratrici non rompessero, ogni mattina, il velo della nebbia, per andare alla loro opera quotidiana, il lusso, il piacere, la grande vita che inebbria, mancherebbero delle loro ruote principali. Si; forse, sono la stessa cosa. Questa sera, quando tutti i milioni di fiammelle avranno trasformato Parigi in uno spettacolo di realtà, di bellezza, di grandiosità, che a nulla rassomiglia, che niuna penna descriverà giammai, quando tutto scintillerà, i cristalli, le luci, le dorature, gli occhi delle donne, e i loro gioielli, quando non si circolerà più che a stento, fra una folla gaia, frettolosa, sorridente, gentile ed elegante, fra le trombe degli automobili, delle biciclette, dei trams elettrici, quando tutto vi sedurrà e vi solleverà il cuore, in un sospiro di pienezza di vita, ecco, gli stessi volti della mattina, vi appariranno. Diversi! Erano lavoratori e lavoratrici, sono uomini e donne. Hanno lavorato, hanno compito il loro dovere con energia, con pazienza, con coraggio, con gusto, con arte: ora, vivono, amano, si divertono, godono.