Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
256 | lettere d una viaggiatrice |
sedie restano vuote e i croupiers, tranquilli, guardano in aria, perdono tempo a ogni colpo, pensando ai fatti della loro famiglia, meditando su qualche problema di filosofìa: alle tavole del trente-et-quarante non si giuoca più il maximum di dodicimila lire, ma il minimum di un solo napoleone.
La vendemmia scarseggia, gli ultimi grappoli di uva vanno nelle mani degli estremi racimolatori, chi ha avuto, via, tanto meglio, chi ha dato tutta quella che aveva, tanto peggio... Lento, quasi vuoto, sale e scende l’ascensore dalla stazione alla porta del Casino, i ragazzetti di guardia invano gridano, ascenseur! a voce stridula; le due gabbie salgono e scendono, senza quasi nessuno; la musica degli triganes ancora suona, innanzi al Cafè de Paris, ma sparirà fra due o tre giorni: il grill room, cioè la rosticceria elegantissima ha spento il suo grande focolaio dove si arrostivano salmoni, pollanche, filetti e pernici e, fuori la parola soupers, in lettere luminose, facea venir l’appetito a chi la guardava! E addio, addio, fiori meravigliosi di Montecarlo, aiuole stupende,