Londra, di Pietroburgo: cominciano quei due o tre mesi, da aprile a fine giugno, in cui fra corse, ricevimenti, feste, balli, la grande società comincia ad agitarsi in tutti i modi, a casa propria, come negli altri mesi dell’anno, si è agitata in paesi lontani, in case altrui. Tutti sono partiti o partiranno domani e i treni di lusso, gli express, i direttissimi, non hanno più posto negli sleeping cars di ritorno, i vagons restaurants debbono fare delle serie di pranzi, e a tutte le frontiere, è un gran manomettere di vesti e di cappelli muliebri, e uno sciorinare di panciotti e di cravatte maschili, e un rilucere di nécéssaires da toilette in oro, in argento, schiusi dalle mani brutali dei doganieri. Nessuno viene più sulla Costa d’Azzurro e domani, e non più tardi di domani, tutti se ne saranno andati, fuggendosene per tutte le grandi linee ferroviarie, portando seco una bella o brutta vendemmia, di salute migliorata o peggiorata, di denari spesi, perduti o guadagnati, di gioia vissuta o di amarezza concentrata.